STUPISCE, di Silvia De Angelis
Stupisce, a volte, la vita, con episodi particolari, che ci ripresenta, identici, a distanza di anni.
La mente si meraviglia di questa insolita circostanza e fa degli sforzi a comprendere i veri motivi di questi speciali scenari che tornano, inaspettati, alla ribalta.
Probabilmente sono delle coincidenze, ma è impossibile non pensare che dovremmo riflettere a fondo sul perché di questi eventi.
Analizzando il vissuto del passato, ci soffermiamo sui nostri atteggiamenti, cercando di capire se essi abbiano portato a risultati positivi, o, al contrario, ci siamo comportati in modo impulsivo, rovinando delle situazioni che avrebbero potuto avere una conclusione
diversa e ottimale per il futuro a venire..
A volte seguiamo cecamente l’istinto, lasciando da parte profonde riflessioni, che invece sarebbero necessarie e produrrebbero effetti migliori sull’andamento dell’esistenza.
L’esperienza aiuta tantissimo nel nostro percorso, soprattutto, fa in modo che non ripetiamo errori irreparabili, che segneranno fortemente la nostra interiorità.
Ma tornando all’argomento principale di questo scritto, e cioè il ripetersi di episodi unici, sorridiamo quando ci troviamo di fronte a questo avvenimento e prendiamo tutte le precauzioni necessarie per sentirci vincenti, dando scacco a una vita che ci mette ancora alla prova……
@Silvia De Angelis
OVE FA MALE, di Silvia De Angelis
Preme nell’oltre d’aura l’urgenza
d’un accucciarsi sulla linea incandescente
d’un Dio supremazia assoluta
nel respiro a senso unico.
In quell’istante s’inclinano sagre
ammantate di miti scomodi
nella paura circostante del buio
mutato in incandescenza folle
esalata oltre un’enfasi che duole.
Ombre negli occhi nell’istante arcaico
adulazione d’un silenzio aspro
mentre una carezza improvvisata
si fa forte nel tocco ove fa male…
@Silvia De Angelis
Lucia Triolo: infanzia
Ora dinnanzi ai frutteti della morte
mi congedo da te cui non seppi mai
dire no né dire si
Che succede, chi arriva?
È tardi sai per cominciare
e anche ormai per continuare
Antico è il vento che ci avvolse
fin quando tenni la mano
nella tua e c’era sangue caldo che passava
da te a me
ora dinnanzi
ai frutteti della morte
supera il confine e vieni
c’era il vestito verdeblù che indossavi spesso
ed era anche un po’ mio:
in quelle tasche infilavo come caramelle
i tuoi sussurri a me
per rubarli all’angoscia dell’ infanzia
mia
che s’attardava
e adesso impigliata tra il passato e il desiderio
urlo che li rivorrei
ora dinnanzi
ai frutteti della morte
a te chiedo di aprire le saracinesche della mia
anima di carne
Salta quel varco
Siimi madre già
nell’al di là
ATTEGGIAMENTI, di Silvia De Angelis
Supponiamo, talvolta, di conoscere abbastanza bene, le persone che ci sono
vicine. Credo che, in realtà siamo noi, con la nostra mente, a costruire un mondo
che le renda “in un certo modo” per noi, ma in verità le immense sfaccettature
di quei caratteri ci sfuggono e sarebbero capaci di riservarci, in una situazione
al di fuori del familiare delle incredibili sorprese.
Ad esempio degli individui estremamente taciturni, nell’ambito di casa, in una
situazione diversa, lasciano trapelare un’incredibile parlantina, perché
evidentemente si sentono più portati a conversare e lasciar defluire argomenti
più creativi in un ambiente del tutto diverso. Probabilmente nel loro posto
di lavoro sono precisissimi e attenti a qualsiasi sfumatura, mentre invece
normalmente sono disordinati e distratti.
Del resto credo che ognuno di noi, a seconda della circostanza, che vive
sia costretto ad assumere una maschera dell’occasione per agire in modo
consono, senza esagerare naturalmente, ma solo per avere un atteggiamento
conforme alle regole della comunità umana., anche se, mentalmente, non
siano condivise
@Silvia De Angelis
Lucia Triolo: condominio di misteri
parlavi
a pezzi della tua morte
abitavano il tuo corpo giallo:
l’ allampanato condominio
di misteri
dove lo sbruffone si diverte a suonare
i citofoni
rabbia esplosa al vento
continuava a girare a girare
a spazzarne via
i risvolti dall’ultima pelle che ancora li ricopriva
neanche fosse erba secca
restavano solo pezzi della
tua morte
scaglie di discorsi come cavalli
non sellati al galoppo
e quell’ inutile fame
di vita
A LEON, di Silvia De Angelis
Il tuo sguardo acceso
negli incontri del giorno
mi procura
un’invincibile emozione
che tengo stretta a me.
Nei tuoi passi
verso l’orizzonte
troverai la giusta luce
in cui immesimarti
e fonderti
per un prezioso ritorno alle origini…
@Silvia De Angelis
Caro Fabio, ho voluto dedicare questi versi al tuo miciotto, che non è più tra noi
RUBACUORI, di Silvia De Angelis
Fugge dalle mani
l’orlo dell’abito
mosso dal rumore d’accesi sensi
Anime conturbate
sfiorano corpi bollenti
estenuati
dal mangiarsi di cupide labbra
odorose d’un manto di luna
S’imbeve di passione
lo spirito
evoluto
in una resa d’amore
trascendente
che lo fa sentire “rubacuori”
@Silvia De Angelis
un punto nelle parole
C’è un punto nelle parole
riservato alla morte
uno scandalo fragile silenzioso
che poche lingue conoscono
lì sfregiati ci destammo
dissotterrammo
i corpi come ascia di guerra
un piede dopo l’altro
raccogliemmo le cose
i soffi
le ore
ciò che mancava
si riempì di noi
PERCEZIONE, di Silvia De Angelis
Focale percezione
dentro le mura astratte delle mie ciglia.
Accentua inaspettate forme nel pensiero
ribaltando un azzurro sotterfugio
in una profetizzante incandescenza
sui cardini della pelle.
Sembra quasi mirare
a un doloroso flagello.
Traverserà
il torace fiaccato
da un disavanzo della soglia
impreparata a spianare
le piaghe di un’ombra d’amore
che discosti la mano alla luna…
@Silvia De Angelis 2021
‘A CAPPELLA D’IMMACOLATA (vernacolo), di Silvia De Angelis
Me so’ ‘nnamorata d ‘a cappelletta
d’Immacolata ch’arberga drento
Villa Borghese pe’ decisione
de quer riccone der Principe Marcantonnio
che ciebbe ‘sta dedizione ‘mmenza
p‘a Madonna a li tempi che lui visse der settecento
‘A chiesetta è comme ‘na bomboniera
e riccoje li dipinti de Raffaelo
che s’era preso ‘na mezza scuffia
pe’ ‘sto posto santo
che je faceva friccigà er pennello ne li colori
Vorte che s’entreccieno ner calore
de’ n’intimmità mai vista
e de fora ‘n’contorno de pini secolari
rinverditi da ‘n’emozzione
de n’atmosfera ‘ntrigante
che solo Roma co’ qua’arietta sorniona
e stuzzicarella te sa dà
comme na signora d’artri tempi
che nun cià voja d’envecchiasse….
@Silvia De Angelis
LA CAPPELLA DELL’IMMACOLATA (traduzione)
Mi sono innamorata della cappelletta
dell’Immacolata che si trova dentro
Villa borghese per decisione
di quel principe ricco Marcantonio
che ebbe questa immensa dedizione
per la Madonna al tempo che lui visse nel settecento
La chiesetta è come una bomboniera
E racchiude i dipinti di Raffaello
che s’era preso una mezza cotta
per questo posto santo
che stimolava la sua arte impressionistica
Volte che s’intrecciano nel calore
di un’intimità mai vista
e l di fuori un contorno di pini secolari
rinverditi da un’emozione
di un’atmosfera intrigante
che solo Roma con quell’aria sorniona
e particolare ti dà
come una signora d’altri tempi
che non è capace a invecchiare
SULL’ABBAINO, di Silvia De Angelis
Inaccessibili varchi
ove sconcerto e amarezza
oltraggiano la sensibile caratura
d’occhi tessuti di capogiri.
Disseccate lacrime
albergano alla foce
d’un pianto penzoloni
inabile tracciare rigagnoli
sull’incarnato uggioso.
Il collante d’esistenza
narra d’un sottovoce caparbio
plausibile battibecco
di forza intima
tenuta in serbo sull’abbaino
@Silvia De Angelis
FINZIONE, di Silvia De Angelis
Quante persone fingono, o mentono nello scenario della vita…..lo fanno in modo talmente spontaneo, che infine ciò diventa “un canovaccio usuale” del loro agire.
Le motivazioni di questo tipo di atteggiamento sono infinite, ma quella predominante credo che riguardi il fatto di voler nascondere al prossimo i propri limiti e insicurezze lasciando trapelare una parte di sé stessi non vera.
In quest’epoca in cui l’apparire occupa una parte fondamentale dell’esistenza, la maggior parte degli individui fa in modo di essere appariscente, cercando anche di dimostrare che fa le scelte migliori nei vari settori del quotidiano
Sembra che seguire certi stili di vita, rappresenti quasi una regola e chi, invece, fa scelte diverse, con la propria testa, viene definito “strano” e anche messo da parte dagli altri.
Credo che avere una personalità delineata e decidere, di volta in volta, con la propria mente, come agire, sia un pregio e una caratteristica notevole, portatrice, sempre, di buoni risultati….
@Silvia De Angelis
UN RISVEGLIO DI PRIMAVERA , di Silvia De Angelis
La natura non si smentisce mai….infatti ,ad ogni cambio di stagione, ci trasmette dei messaggi ben precisi, ai quali pare si debba necessariamente sottostare.
Quell’intontimento inspiegabile, che proviamo all’inizio della primavera, ne è una dimostrazione pratica.
Abbiamo più voglia di dormire, e allo stesso tempo, anche una diversa energia, data dai colori accesi delle giornate e dei boccioli in fiore, nella loro fragrante esplosione, che pare voglia dirci godi di ogni respiro della tua esistenza, perché è davvero il momento di farlo.
Giornate più lunghe, clima addolcito, effervescenze profumate nell’aria, che invitano a sognare intensi momenti d’amore, con la persona che si ama…
E’ davvero un magnifico periodo dell’anno quello che si vive in aprile/maggio e credo che ognuno di noi si riproponga di rigenerarsi, al meglio, per godere della mite temperatura e della speciale
luce del giorno che propone una nuova e vitale energia.
L’abbigliamento diviene più soffice, in una leggerezza di tessuti, che si indossano piacevolmente e che fanno pregustare un clima temperato, portatore di sensazioni completamente nuove.
S’accresce il desiderio di stare all’aperto, in ville o luoghi di campagna ove poter assaporare la magia di nuove essenze e trasporti emotivi di rara intensità, che donino nuova tempra all’organismo in cerca d’ossigenazione, al di fuori della metropoli inquinata.
Non rimane che godere di questa speciale atmosfera, portatrice di positività e nuova carica emotiva, per poter intraprendere un cammino colmo di soprese….
@Silvia De Angelis
Lucia Triolo: il complice
ho acquistato voce
per qualche ora
poi più nulla
e non so come dire
quel sogno che ancora vivo
cerco un complice per
allentare il freno
tace l’eternità
vola come piuma
il suo silenzio si riferisce
a me
alcuni escursionisti hanno
udito qualcosa.
LA STATUA DI POLIMNIA PRESSO LA CENTRALE MONTEMARTINI (Roma), di Silvia De Angelis
Nel 1928 a Roma vennero ritrovate alcune statue, ma la più bella tra le belle fu proprio lei: Polimnia!
In via Terni – vicino piazza di Villa Fiorelli (quartiere Tuscolano, VII Municipio)- nel 1928 fu scoperta casualmente una galleria adibita a cava di tufo: proprio lì giacevano, “in riposo ed in attesa”, alcune statue raffiguranti delle Muse, ma la più bella tra le belle risultò essere da subito Polimnia, una delle nove Muse del pantheon greco.
Dal 1997 possiamo ancora ammirare, a tutto tondo, il fascino di tale Musa pensosa all’interno della collezione di arte antica dei Musei Capitolini presso la ex centrale Montemartini sulla via Ostiense. Tale sito, inoltre, è un raro esempo di connubio ben riuscito tra archeologia industriale e archeologia classica: le opere d’arte, infatti, sono state allestite accanto ai primi motori a Diesel (Anni Trenta, famiglia Tosi) che arrivarono a Roma per fornire di energia elettrica al 50% della Capitale. Lo stesso museo, infine, è stato spesso scelto come set cinematografico, poichè sembra di entrare all’interno di una nave: un esempio per tutti, alcune scene del film “Saturno contro” (2007) di Ferzan Ozpetek.
Ma ritornando alla nostra protagonista greca, Polimnia, dobbiamo ricordare in primis che la fanciulla – figlia di Zeus e Mnemòsine – rappresenta, come già accennato, una delle nove Muse e l’etimologia del suo nome significa “molti canti“, “di gran lode“, poichè Polimnia presiede la pantomima, la retorica, la memoria, grazie al potere del ricordare trasmessole dalla madre.
Alta 159 cm, copia romana del II sec. a.C.,questa statua in marmo pario, dopo secoli, presenta ancora una levigatura e patinatura intatta: è proprio la più bella tra le belle anche all’interno del museo!
La giovinetta è rappresentata tutta avvolta in un pesante mantello (siamo in inverno? Oppure si tratta di un’ora tarda?), in un unico volume marmoreo da cui fuoriescono solamente il capo, la mano sinistra ed il piede sinistro cinto da un raffinato sandalo. Mentre la sua mano destra (che si intravvede come sagoma sotto il rigido manto) è chiusa in pugno per sorreggere il peso della sua testa, la sua mano sinistra, invece, stringe un cartiglio, forse un rotolo di papiro, simbolo dell’arte da lei rappresentata.
Gli archeologi ci ricordano che, nella zona in cui fu rinvenuta questa statua di Polimnia, si estendeva un ampio possedimento imperiale (Horti Spei Veteris) che partiva dall’attuale piazza di Porta Maggiore. Sotto l’imperatore Settimio Severo (Libia, 145 – Inghilterra 211) vennero costruiti un Palatium, uno Stadium e un Anfiteatrum (il cosiddetto Castrense), inglobato poi nelle Mura Aureliane a partire dal 217 d.C.. La staua in oggetto, dunque, molto probabilmente faceva parte di un ciclo di muse al seguito del dio Apollo, come era stato anche per la decorazione del tempio di Apollo Sosiano davanti al Teatro di Marcello.
Assorta in meditazione, Polimnia adolescente poggia tutto il suo peso su di una rupe che rappresenta, forse, “il limite della realtà”, richiamo moderno a quella siepe leopardiana oltre cui la mente si affaccia agli interminati spazi della poesia. Ogni volta che si è di fronte a questa affascinante e misteriosa opera d’arte si prova veramente l’impressione di essere davanti ad una fotografia in marmo, ad uno scatto “rubato” ad una fanciulla – assorta nei suoi pensieri e dall’acconciatura non elaborata – che si appresta a divenire donna, manifestando, nella sua posa naturale, un’umanità che sfida i secoli.
Come per la “Gioconda ” (Louvre) di Leonardo da Vinci, così lo sguardo enigmatico di Polimnia non ci permette di comprendere a cosa lei stia veramente pensando. E chissà se quel papiro, gelosamente stretto nella sua mano sinistra, possa averle comunicato notizie riguardo un suo eventuale amore, visto che il poggiare il proprio capo su di un pugno chiuso raprresentava il segno iconografico della malinconia d’amore….(TIZIANA FIORI)
VISTA GIOVANILE, di Silvia De Angelis
Quasi sciamanico
lo sguardo
nei giorni che consumano la vita
disperso
in un profondo riflesso di sensitività
in cui le immagini
assumano una potenzialità immensa
Prima
nel tempo
non sono contaminate
da labili e veloci foschie
vocianti in controluce
nel canto della pioggia
d’una fragile vista giovanile….
@Silvia De Angelis
Lucia Triolo: calze nere
Calze nere pesanti
ad affrontare il giorno
senza pensare,
senza volere.
Ti spezza le ossa questa fatica
e non c’è un treno che ti porti via,
donna dagli occhi curvi.
Silenziosa mestizia afferri nelle mani
tutte le stagioni.
Dentro un cartoccio di
antiche illusioni dalla buccia sottile,
la bionda nuca di ragazzina
fa ancora resistenza
a scomparire
Tu l’assecondi
complice segreta
ma non ve lo direte mai.
Solo scarpe slacciate lasci
a liberare i piedi
per fuggire.
AMPLIATI CONFINI, di Silvia De Angelis
Occhi aperti
nelle sere che accadono
inclinate sui vertici del pensiero
Si fa strada
nel tempo che avanza
l’assaggio d’un sogno rivelatore.
E’ lì che s’ingrandiscono
trasparenze ovattate
mentre si destano pastosi transiti
ove scorie giovanili
disciolte in un etereo limbo
lascino decadere il dire d’una musa
ad ampliati confini
@Silvia De Angelis
l’ amico , di Stefano Polo
L’amico.
L’amico è colui che ti sta vicino
in modo silenzioso
è come se fosse invisibile
ti ascolta e ti porge la mano
con i suoi consigli
ti da una carezza al cuore.
L’amico è privo di interesse
ti difende a spada tratta
con il suo scudo di lealtà
allontana ogni infamia.
L’amico è un gioiello prezioso…
è colui che se hai bisogno
ovunque sei
lui ci sarà per te,